Smartworking in Veneto – Gli obblighi e le indicazioni dal nuovo DPCM
Ennesimo DPCM che va a toccare anche le normative inerenti lo SmartWorking in Veneto e in Italia in generale. Quali sono le regole da seguire quindi? Che cosa “impone” il nuovo DPCM del Governo sulla materia dello smart working? Hubway prova a spiegarvelo!
Dpcm e SmartWorking in Veneto – Come cambia lo smart working con il DPCM del 18 ottobre
Di lavoro agile, smart working o lavoro da casa ne abbiamo parlato già nei nostri precedenti articoli. Il lavoro agile, o lavoro da casa che dir si voglia, è diventato una realtà concreta negli ultimi mesi. La ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha firmato il decreto ministeriale sullo smart working che attua le norme del decreto Rilancio, alla luce dei Dpcm del 13 e 18 ottobre 2020 che impongono nuove misure restrittive per il contenimento del Covid
Smart working: in cosa consiste?
Lo smart working si svolge di norma senza vincoli di orario e luogo di lavoro, ma può essere organizzato per specifiche fasce di contattabilità, senza maggiori carichi di lavoro. In ogni caso, al lavoratore sono garantiti i tempi di riposo e la disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro. Inoltre, i dipendenti in modalità agile non devono subire penalizzazioni professionali e di carriera.
Il decreto sullo smart working va a legiferare soprattutto per quanto rigaurda la pubblica amministrazione e leggendo bene è stato stabilito che ciascuna amministrazione deve:
- permettere lo svolgimento del lavoro agile almeno al 50% del personale impegnato in attività che possono essere svolte secondo questa modalità;
- garantire, tenendo anche conto dell’evolversi della situazione epidemiologica, percentuali più elevate possibili di lavoro agile quando possibile;
- mettere a disposizione i dispositivi informatici e digitali ritenuti necessari allo svolgimento dell’attività lavorativa.
Smartworking non solo per la Pubblica amministrazione ma anche per i privati! Ecco le cose da sapere!
Nel DPCM del 18 ottobre non c’è però esclusivamente un obbligo per la PA ma anche una forte raccomandazione per i privati. Per la Pubblica Amministrazione viene indicata una percentuale da raggiungere (leggi sopra), una soglia che è stata calibrata più per alleggerire i carichi sui mezzi di trasporto che non per reali esigenze di contenimento dei contagi negli uffici. Per i privati l’indicazione è duplice:
- per le attività professionali ecco quanto previsto dal DPCM in materia di smart working: “esse siano attuate anche mediante modalità di lavoro agile, ove possano essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza“;
- per i datori di lavoro ecco quanto previsto dal DPCM in materia di smart working: “è fortemente raccomandato l’utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati, ai sensi dell’articolo 90 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34“.
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