Protocollo sullo smart working: serve l’accordo individuale
E’ stato raggiunto l’accordo tra Governo e parti sociali (sindacati e imprese) al fine di stilare il nuovo protocollo sul lavoro agile (il c.d. smart working) di prossima pubblicazione.
Protocollo sullo smart working: ritorno alla disciplina pre Covid-19
Il nuovo protocollo in materia di smart working (precisamente Protocollo sul lavoro agile) propone un cambiamento rispetto alla forma utilizzata nel periodo del lockdown e dell’emergenza dovuta al Covid-19.
In buona sostanza si torna alla normativa pre Covid-19, anche se si tiene conto dell’esperienza maturata nel periodo emergenziale ed in particolare l’ampio gradimento registrato tra imprese e lavoratori.
Al termine del periodo emergenziale (attualmente la data è fissata al 31/12/2021 ma probabilmente sarà prorogato) riprenderà vigenza la disciplina di settore dettata dalla legge nr.81 del 22/05/2017, che prevede un accordo individuale tra azienda e lavoratore per adottare lo smart working.
E’ proprio in ragione di questo accordo che le parti sociali si sono impegnate a rispettare le linee guida dettate dal protocollo
Protocollo sullo smart working: il Governo favorisce gli accordi
Una funzione importante attribuita al protocollo sullo smart working è quella di incentivare gli accordi sia a livello di rappresentanze di categoria, sia aziendali, così da conservare la diffusione di tali pratiche sperimentate nel periodo emergenziale e godere dei benéfici effetti ottenuti in tale periodo, in particolare in ottica di pari opportunità e di benefici ambientali e sociali.
Le parti sociali auspicano però che il Governo introduca incentivi più vantaggiosi rispetto gli attuali.
Protocollo sullo smart working: regole anche per orari, riservatezza e sicurezza
Regola generale perchè si possa parlare di smart working è che l’attività venga svolta da remoto, ovvero all’esterno della sede aziendale, ma non è sufficiente, in caso contrario infatti si parlerebbe più correttamente di remote working.
A fare chiarezza contribuisce il protocollo che evidenzia che dev’essere il lavoratore in smart working ad organizzare liberamente la sua giornata lavorativa in base agli obbiettivi da raggiungere, l’unica condizione è che il lavoratore garantisca la regolare esecuzione della prestazione e il rispetto delle condizioni di sicurezza.
In tal senso gli accordi individuali possono prevedere anche l’esclusione da eventuali luoghi dove eseguire la prestazione lavorativa.
Protocollo sullo smart working: l’utilizzo del computer proprio è ammesso ma non per la Pubblica Amministrazione
Il protocollo sullo smart working da indicazioni anche in merito all’utilizzo delle attrezzature, in particolare del personal computer.
In linea generale è il datore di lavoro a dover fornire gli strumenti di lavoro, ma non è vietato che il lavoratore possa usare anche mezzi propri, salvo che per quanti lavorano nella pubblica amministrazione.
Va osservato però che vi sono anche titoli di responsabilità per il lavoratore qualora gli strumenti aziendali affidati subiscano danni riconducibili a condotte negligenti del lavoratore stesso.
Protocollo sullo smart working: limiti agli straordinari e diritto di disconnessione
Il Protocollo sullo smart working ammette la possibilità di svolgere lavoro straordinario solo se previsto dagli accordi collettivi nazionali e aziendali.
Inoltre dal protocollo, fermo restando il precetto di legge di almeno undici ore di riposo tra un turno e l’altro, viene confermato il diritto del lavoratore alla disconnessione che dovrebbe essere disciplinato nell’ambito dell’accordo individuale.
Protocollo sullo smart working: alcuni aspetti non chiariti
Il protocollo non dice nulla su alcune questioni rilevanti, per cui nemmeno la legge fornisce una regolamentazione e che dovranno quindi trovare disciplina negli accordi individuali.
Tra questi in particolare l’attribuzione al lavoratore dei buoni pasto è controversa, poiché alcune aziende li concedono ed altre no.
Inoltre non viene chiarito chi debba essere onerato dei costi per l’acquisto di strumenti per attrezzare un eventuale spazio domestico (esempio una seduta ergonomica).
Potrebbero essere a carico dell’azienda ovvero deve provvedervi il lavoratore?
A questo potrebbe aiutare l’utilizzo di spazi lavorativi professionali pronti all’uso temporaneo, vicino alla residenza del lavoratore.
Coworking, business center e uffici condivisi sarebbero una spesa detraibile per il datore di lavoro, per dotare il dipendente di uno spazio professionale vicino a casa, a tutto beneficio della produttività. A questo fine aiuta la piattaforma www.hubway.space.