
Smart working: numeri e dati nel 2020 (Istat e Microsoft)
Smart working: numeri e dati nel 2020 (Istat e Microsoft) – Anche dopo decreti e DPCM del governo e decisioni di alcune regioni possiamo analizzare nel 2020 diversi numeri e dati inerenti lo smart working in Italia. Hubway prova a spiegarvelo!
Secondo Microsoft, l’87 per cento degli italiani ha riscontrato una produttività pari o superiore rispetto a quando lavorava in ufficio in questi mesi di “pandemia”.
Secondo i dati dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, dal 2013 al 2019 la quota di lavoratori in smart working è quasi quadruplicata, passando da 150mila persone a 570mila.
Smart working: numeri e dati by Microsoft
Le cose sono state stravolte dal lockdown. Secondo una ricerca appena pubblicata da Microsoft, in seguito all’emergenza sanitaria la quota di imprese italiane che ha adottato il lavoro flessibile è passata dal 15 per cento del 2019 al 77 per cento.
Smartworking: numeri e dati ISTAT
Dati simili arrivano da una ricerca dell’ISTAT (istituto nazionale di statistica) uscita a giugno: il 90 per cento delle grandi imprese italiane (cioè con più di 250 addetti) e il 73 per cento delle imprese di dimensione media (50-249 addetti) hanno introdotto o esteso lo smart working durante l’emergenza, contro il 37 per cento delle piccole (10-49 addetti) e il 18 per cento delle microimprese (3-9 addetti). Per dare un’idea, a gennaio e febbraio 2019 il personale a distanza era l’1,2 per cento del totale, a marzo aprile era diventato l’8,8 per cento
Smartworking: quota stabilita per legge da decreti e DPCM
Causa DPCM e decreti vari la quota del 50 per cento di dipendenti pubblici in smart working è stata già fissata appunto per legge! Per la prima volta con un provvedimento firmato il 20 ottobre dalla ministra del Lavoro Fabiana Dadone. Ma il decreto sollecita le amministrazioni più avanti «per capacità organizzativa e tecnologica» ad assicurare «percentuali più elevate possibili di lavoro agile, garantendo comunque l’accesso, la qualità e l’effettività dei servizi ai cittadini e alle imprese».
DPCM e smartworking: come devono comportarsi i professionisti
Nel Dpcm si raccomanda che le attività professionali «siano attuate anche mediante modalità di lavoro agile; siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva; siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio, fermo restando l’obbligo di utilizzare dispositivi di protezione; siano incentivate le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro».
Smart working e lavoro agile in Italia e in Veneto: le aziende ripensano i propri spazi
Sicuramente il lavoro agile continuerà a far parte delle vite dei dipendenti per molti mesi, ma non si esclude che lo smart working diventi totalizzante nel prossimo futuro, soprattutto se davvero le aziende decideranno di ridurre gli spazi di lavoro. Di fatto però le aziende stanno ripensando i propri spazi lavorativi: diverse stanno utilizzando lo smart sowrking per i propri dipendenti e molte altre invece stanno puntando sull’elaborazione di nuovi spazi, magari scegliendo uffici a tempo.
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