
Smart working: dal 1 aprile si cambia…forse
Con la fine dello stato di emergenza dovuto al Covid-19 prevista per il 31 marzo, per lo smart working si ritornerà alle regole precedenti, ma il Governo sta già pensando ad un periodo di transizione
Smart working: si torna all’accordo individuale
Prima della normativa speciale legata al periodo della pandemia, lo smart working non era sconosciuto, seppur poco utilizzato.
Perchè il lavoratore potesse svolgere le proprie mansioni in smart working era necessario che il datore di lavoro ed il lavoratore definissero un accordo individuale che determinasse le modalità di esecuzione dell’attività, con previsione, tra le altre cose, delle condizioni e dei limiti al controllo da parte del datore di lavoro.
Con la decretazione dello stato di emergenza, sono stati emanati molti provvedimenti che hanno reso utilizzabili diffusamente le pratiche di smart working anche senza alcun accordo individuale.
Ora, venendo meno lo stato di emergenza al 31 marzo, la normativa speciale non sarà più applicabile, con ritorno in vigore della normativa ordinaria.
Smart working: l’accordo individuale non è poi così male
In verità non si può dire che sia un male che le parti facciano un accordo per regolare lo smart working.
L’utilizzo massiccio dello smart working ha rivelato alcune criticità, manifestando delle difficoltà per come questa modalità di lavoro è stata interpretata sia dai lavoratori che, soprattutto, dai datori di lavoro.
Uno su tutti è stata la “fusione” tra ambiente lavorativo e ambiente domestico, con la conseguente difficoltà di distinguere l’orario di lavoro da quello da dedicare alla vita, appunto, domestica.
Forse non è male che datore di lavoro e lavoratore mettano bene in chiaro orari di lavoro e di reperibilità, attività di controllo ed altri aspetti che permettano ad entrambi di sapere che cosa aspettarsi dall’altro e che cosa pretendere.
Come dire: patti chiari amicizia lunga!
Smart working: il Governo mantiene il procedimento semplificato
Molti lavoratori hanno già dichiarato che lo smart working è la modalità preferibile per eseguire la propria attività lavorativa, riuscendo a gestire meglio il proprio tempo, eliminando i tempi morti di trasferimento, ottimizzando i momenti della giornata.
Molte imprese hanno già constatato che lo smart working ha permesso di registrare un aumento della produttività.
Infatti lavoratori felici lavorano meglio e producono di più a parità di tempo.
Va da sé che rinunciare ad una condizione in grado allo stesso tempo di migliorare sia la produttività che la qualità della vita dei lavoratori sarebbe folle.
Per questo motivo, almeno per il momento il Ministero del Lavoro ha già comunicato che dopo il 31 marzo sarà conservata la procedura semplificata di comunicazione in vigore nel periodo della pandemia, senza che sia necessario l’accordo individuale.
Come dire, un periodo intermedio, utile per capire meglio come gestire poi i tempi normali.
Magari è anche l’occasione per cominciare a provare gli accordi individuali che, se non devono venire allegati alla comunicazione, sono comunque utili per chiarire i rapporti tra datore di lavoro e lavoratore.
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