
Sindrome da burnout: la soluzione è un ufficio temporaneo
La diffusione dello smart working dovute al covid-19 ha diffuso anche un nuovo disagio legato all’attività lavorativa: la sindrome da burnout.
Sindrome da burnout e smart working
Le restrizioni imposte per il contenimento della diffusione del Covid-19 ha indotto le aziende ad utilizzare ampiamente lo smart working, che però, specie in Italia, ha significato troppo spesso “home working” cioè “lavorare da casa”.
In realtà smart working vuol dire una cosa ben diversa, significa lavorare da remoto certamente, ma non solo.
E’ la stessa organizzazione dell’attività lavorativa che deve essere “smart” ovvero “intelligente”, permettendo a lavoratore e datore di lavoro di definire gli obbiettivi, le modalità di esecuzione, lasciando il dipendente libero di auto-disciplinare il proprio tempo.
Di smart workin parliamo in altri post e qui ne accenniamo solo per mettere in evidenza che lo smart working nella versione di home working ha comportato la diffusione della sindrome da burnout.
Cos’è la sindrome da burnout
L’home working, cioè il lavorare da casa, se nei primi mesi è stata vista come una singolare, piacevole novità, con il protrarsi della situazione ha manifestato alcune criticità.
Riversando l’attività lavorativa nel proprio ambiente domestico ha causato una commistione che a molti non ha permesso di distinguere le due sfere, che hanno finito con il sovrapporsi pericolosamente.
E quindi il lavoratore, così come anche il datore di lavoro, non hanno più avuto riguardo all’orario di lavoro, con mail e telefonate ad ogni ora del giorno, video call dalle camerette dei figli e così via.
Con il tempo tale stato di cosa ha logorato lentamente lo stato del lavoratore.
Burnout: una sindrome già nota, ora molto diffusa
Letteralmente “burnout” significa “esaurimento”, ma è cosa diversa e ben più specifica di quello che comunemente viene chiamato “esaurimento nervoso”
La sindrome da “burnout” è una patologia riconosciuta dall’International Classification of Disease (ICD), già dal 2019.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo definisce un “fenomeno occupazionale” e consiste nello stato del lavoratore per cui non è più capace di affrontare il proprio carico di lavoro quotidiano con le risorse disponibili e finisce per soffrire di una prostrazione cronica.
La serietà della cosa (e per questo motivo viene considerato una sindrome) è che il disagio non è limitato alla sfera professionale, ma si estende spesso alla vita privata.
I disturbi che si possono manifestare variano da persona a persona e possono consistere in affaticamento fisico, prostrazione morale, delusione, logoramento e improduttività, disinteresse per la attività professionale quotidiana fino ad una vera e propria depressione.
Sindrome da burnout: un aiuto può essere un ufficio temporaneo
Se a causa del covid-19 molti hanno sperimentato le criticità dell’home working, per evitare che tale disagio divenga una vera e propria sindrome, una soluzione potrebbe essere evitare che la sfera domestica venga invasa eccessivamente dall’attività lavorativa.
Come fare?
Semplice: reperire un ufficio temporaneo, meglio se in un coworking vicino a casa.
Un ufficio dotato di ogni comfort, disponibile per il tempo che serve, vicino a casa così da raggiungerlo facilmente a piedi o in bici, senza dover nemmeno prendere la macchina.
Il burnout sarà scongiurato grazie alla possibilità di incontrare persone, professionisti, freelance che frequentano la struttura, garantendo confronto ed esperienze che chiusi nella propria casa non sarebbero possibili, con beneficio della propria salute e produttività professionale.
Basta andare su www.hubway.space e trovare lo spazio lavorativo adatto alle proprie esigenze.