Remote worker e nomade digitale le nuove professioni
La pandemia ha reso popolare il termine smart working, ma la vera evoluzione del modo di lavorare si indicano con i termini remote working e nomadismo digitale.
Remote worker e nomade digitale: non sono la stessa cosa
Per prima cosa bisogna chiarire i concetti.
Con la definizione nomade digitale si definisce chi svolge una professione attinente all’ambito digitale, ad esempio web designer, social media manager ed altre simili che implicano l’esercizio della attività prettamente via web.
Remote worker è un lavoratore, non necessariamente in ambito web, che può eseguire la propria professione a distanza, senza la presenza fisica in azienda e quindi decide di svolgerla all’esterno degli spazi aziendali.
Le due figure possono anche coincidere, ma non necessariamente.
In comune hanno la caratteristica che eseguono la loro attività lavorativa da luoghi distanti dalla sede aziendale.
Remote worker e nomade digitale: l’idea piace non solo ai giovani
Ricerche recenti hanno appurato che 2 italiani su 3 vorrebbero lavorare in un altro ambiente rispetto a quello aziendale e non si tratta solo di giovani.
L’età degli intervistati favorevoli a tale modalità di lavoro comprende soggetti tra i 27 e i 44 anni e non solo single.
Molti intervistati infatti dichiarano che partner e anche figli seguirebbero il lavoratore nello spostamento.
Molti sarebbero disposti a provare per un periodo di 1-3 mesi, ma molti sarebbero disponibili anche per periodi 6-12 mesi.
Le mete lungo lo stivale sono molteplici e, tra le preferite, ci sono molte località del sud Italia.
Remote worker e nomade digitale: una opportunità di rilancio per l’Italia
Proprio il gradimento riscosso da molte località del sud Italia da remote worker stranieri ha portato il Governo italiano a introdurre nel Decreto Sostegni Ter la possibilità di un visto temporaneo di un anno per chi intende svolgere l’attività lavorativa in Italia, anche se dipendente di un soggetto straniero.
Se pensiamo che al mondo già ora sono oltre 35 milioni le persone che lavorano come nomade digitale le potenzialità del mercato offerto da questi soggetti sono notevoli.
Se la realtà italiana offre molto in termini di paesaggio, bellezze naturali ed artistiche, eventi culturali e socialità, ciò che manca spesso attiene alle infrastrutture quali rete internet veloce, collegamenti, trasporti pubblici, etc.
Questo è uno svantaggio che il Governo ha intenzione di superare con le risorse del PNRR.
La piattaforma per trovare il miglio luogo dove lavorare in Italia già c’è e si chiama WWW.hubway.space.