
Cos’è lo Smart Working? E L’home working? La definizione corretta
In molti in questi mesi si sono riempiti la bocca della parola smartworking. Ma innanzitutto di cosa si tratta esattamente? Qual è la definizione esatta di smartworking? E che differenza c’è tra smartworking e homeworking? Hubway cercherà di spiegarvelo!
Innanzitutto passiamo alla definizione letteraria. A leggere Wikipedia la definizione di smartworking è la seguente:
Il lavoro agile, chiamato anche impropriamente smart working (uno pseudoanglicismo), è stato definito nell’ordinamento italiano come: «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.»
Ecco invece quella che è la definizione di homeworking: La prestazione lavorativa viene resa dal dipendente lontano dai locali aziendali e all’interno della propria abitazione. Questo non vuol dire che il dipendente goda delle libertà previste dallo smart working made in Italy, ma le medesime responsabilità e gli stessi compiti che doveva assolvere in ufficio, gli vengono trasferiti nella sua casa.
Definizione di home home working: ossia il lavoro da casa.
E’ quello che gli inglesi definirebbero “remote working”. In Italia si tratta del lavoro che invece di essere fatto in azienda, viene eseguito a casa. I parametri che si usano sul luogo di lavoro, si usano anche a casa. Per questo motivo non si può parlare di “lavoro agile”.
Coronavirus, lockdown e smartworking: più che altro si tratta di “home working”
Bassa digitalizzazione di imprese e lavoratori, pesanti limiti legati alle infrastrutture del Paese e diffidenza da parte di imprenditori all’adozione di questa modalità di lavoro: queste le principali criticità che stanno caratterizzando la sperimentazione, in corso su tutto il territorio nazionale, dello smart working per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Si tratta del “test” più grande che sia stato condotto sul lavoro agile nel nostro Paese e che coinvolge due milioni 205 mila dipendenti, il 17,2% della forza lavoro in organico delle imprese italiane. Più che di smartworking infatti sarebbe più giusto denominarlo “home working”.
Lo smartworking è altra cosa. E’ poter lavorare in libertà, anche da casa sia chiaro, ma soprattutto in modalità “smart” magari in uffici a tempo e soprattutto in coworking senza problemi e ostacoli vari.