
PNRR, Covid-19 e inquinamento dell’aria nelle città
La pandemia legata al Covid-19 e il conseguente lockdown hanno condizionato gli spostamenti degli italiani e nelle città hanno avuto effetti che sono stati studiati dal CNR, riassunti poi nel rapporto MOBILITARIA 2021, che offre spunti importanti in vista degli interventi legati al PNRR.
Gli effetti della pandemia Covid-19 sull’inquinamento dell’aria
Dall’analisi del CNR emerge che le restrizioni per far fronte alla pandemia da Covid-19 all’inizio del 2020 hanno effettivamente ridotto il traffico delle città con riduzione anche dell’inquinamento dell’aria.
Tuttavia nella seconda metà dell’anno, con l’allentamento delle restrizioni, le emissioni legate al settore della mobilità sono tornate ad aumentare per tornare ai livelli pre-Covid.
Un fattore oggi complica la qualità dell’aria rispetto al periodo precedente all’era Covid-19 ovvero la crisi che sta vivendo il trasporto pubblico urbano.
Le persone infatti utilizzano di più i mezzi propri per gli spostamenti in città, temendo di stiparsi all’interno dei mezzi pubblici.
In generale comunque nelle città italiane si è registrata una riduzione dell’inquinamento dell’aria lungo tutto il 2020, tranne che nella città di Milano, che risulta invece essere in controtendenza avendo registrato nel 2020 un incremento del 7% rispetto all’anno precedente.
I problemi di traffico e di inquinamento dell’aria sono strutturali
Va detto che nelle città italiane il traffico veicolare è molto sostenuto (intorno al 60%).
La causa è da ricondurre allo scambio con l’area provinciale ed i comuni contigui, che costituisce una quota significativa di mobilità pedonale.
Infatti anche se sono di molto aumentati gli spostamenti in bicicletta, questi riguardano principalmente gli spostamenti interni alla città.
Rimane debole il trasporto collettivo che copre il 10-15% del traffico urbano nei casi più efficienti.
La causa è principalmente una struttura territoriale storica dei centri storici, con paesi diffusi a cui si somma una espansione urbana a bassa densità abitativa, la disseminazione di distretti industriali ed una costellazione di poli ospedalieri, universitari e commerciali, il tutto senza una adeguata dotazione di servizi di trasporto collettivo efficienti e reti di piste ciclabili di collegamento tra paesi.
L’esito è inevitabilmente un uso massiccio dell’automobile privata.
Ridurre l’inquinamento dell’aria: a Milano serve il PNRR
Il rapporto Mobilitaria 2021 del CNR attesta comunque che le città italiane si stanno attrezzando per diventare sempre più green.
In particolare Milano ha elaborato una strategia innovativa con lo scopo di raggiungere la neutralità carbonica al 2050.
Il Consiglio comunale di Milano ha adottato in dicembre 2020 il Piano Aria e Clima, approvato a seguito del confronto pubblico.
Il Piano si propone di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per la neutralità carbonica mediante la pianificazione di 49 azioni concrete divise in 5 ambiti: salute, connessione e accessibilità, energia, riduzione della temperatura e consapevolezza.
Non vi è dubbio però che Milano e le altre città dovranno impegnarsi, nei prossimi anni, in interventi infrastrutturali importanti.
Per superare le limitate disponibilità finanziarie dei comuni servirà necessariamente una parte importante delle risorse previste dal PNRR.
Questa sembra l’intenzione anche del Governo dal momento che il Presidente del Consiglio Draghi ha chiaramente affermato all’Assemblea dell’ANCI 2021 a Parma che il successo del PNRR è nelle mani dei sindaci e questa è forse la migliore occasione per ammodernare le città Italiane, favorendo la mobilità dolce e la sostenibilità ambientale.
Per ridurre l’inquinamento dell’aria: meglio lo smart working
Per garantire però anche la “sostenibilità sociale” rimane da sfruttare l’opportunità offerta dalle pratiche di smart working che sono ormai entrate nella quotidianità di molti italiani.
Sia i lavoratori che le aziende hanno cominciato ad apprezzare i molti vantaggi dello smart working, che permette di lavorare anche da remoto, ovunque ci si trovi, evitando gli spostamenti legati al pendolarismo casa-lavoro.
Ci si sta rendendo conto che permettere al lavoratore di svolgere le sue mansioni in un luogo vicino a casa, evitando che sia costretto a spostarsi per molti chilometri ogni giorno, comporta molti vantaggi, migliora la qualità della vita del lavoratore e riduce l’inquinamento dell’aria delle città.
Necessario sarà investire su reti e infrastrutture telematiche, con costi collettivi molto inferiori rispetto a quanto necessario per sviluppare, strade, ferrovie, reti metropolitane e acquisto di autobus di ultima generazione.
Un aiuto è sicuramente offerto da WWW.hubway.space la piattaforma on-line per l’affitto breve di spazi lavorativi.
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Traffico cittadino e inquinamento dell’aria: la soluzione c’è
I gas di scarico prodotti dai veicoli a motore non sono l’unico fattore di inquinamento dell’aria delle città, la soluzione non sono tanto le auto elettriche, bensì la riduzione del traffico cittadino.
Come è noto il traffico cittadino dovuto alla circolazione di veicoli a motore alimenta l’inquinamento atmosferico delle città italiane.
I motori a combustione infatti non producono solo anidride carbonica e vapore d’acqua, ma emettono molti altri composti, in particolare Pm10 e Pm 2,5 (le così dette polveri sottili) estremamente dannose.
Da ciò derivano importanti effetti inquinanti estremamente pericolosi per la salute delle persone, specie nei grandi centri cittadini dove l’aria risulta poco salubre, ma tali situazioni locali hanno effetti negativi anche sulla salute dell’intero pianeta.
La normativa europea mira a ridurre l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico cittadino
Nelle realtà dove è più alta la concentrazione del traffico dovuto alla circolazione di auto, l’alta concentrazione di componenti inquinanti produce nebbia e smog.
Proprio per questo l’Unione Europea a partire dagli anni ’90 ha emanato molte direttive con lo scopo di ridurre le emissioni inquinanti dell’aria.
Le regole europee hanno progressivamente portato i produttori di auto alla realizzazione di motori sempre più efficienti tanto che oggi l’inquinamento derivante dai gas di scarico si è drasticamente ridotto.
I gas di scarico non sono gli unici responsabili dell’inquinamento atmosferico delle città
Se la normativa europea è stata determinante per la riduzione delle emissioni di gas inquinanti dei motori a combustione, va detto che tali norme non sono state sufficienti a ridurre le emissioni di altre componenti nocive, comunque legate alla circolazione di veicoli specie in presenza di alti livelli di traffico.
Connesse alla circolazione dell’auto (comprendendo anche motocicli, autobus, etc.) vi sono componenti inquinanti spesso sottovalutate, che derivano dell’usura dei freni, dall’usura dei pneumatici, polveri che si sollevano dal manto stradale, etc.
Recenti studi hanno dimostrato che le emissioni inquinanti prodotte dagli scarichi delle auto rappresentano soltanto un terzo dell’inquinamento derivante dal traffico veicolare, mentre il resto deriva da altri fattori.
Le auto elettriche non risolvono il problema dell’inquinamento dell’aria dovuto al traffico cittadino
Questi dati confermerebbero come la riduzione delle emissioni dei gas di scarico, obiettivo perseguito della normativa europea, non sarebbe di per sé sufficiente ad ottenere un vero miglioramento della qualità dell’aria delle città.
La circolazione delle auto sul manto stradale, genera inquinamento anche a causa di materiali solidi che vengono ridotti in parti più piccole dal vento o dal passaggio stesso dei veicoli, problema non è risolto dalla diffusione delle auto elettriche.
Più del 60% del traffico cittadino è dovuto agli spostamenti casa-lavoro
L’utilizzo di veicoli elettrici, che non emettendo anidride carbonica e pericolosi gas di scarico, rappresentano certamente una soluzione a minor impatto ambientale, ma non permette di ridurre l’inquinamento derivante dagli altri fattori.
Un esito più favorevole si otterrebbe intervenendo sulle cause del traffico e in particolar modo sugli spostamenti causati dall’attuale stile di lavoro.
I due terzi del traffico nelle città metropolitane è causato dagli spostamenti casa-luogo di lavoro.
Un miglioramento quindi della qualità dell’aria si otterrebbe collocando il lavoratore vicino a casa, così da evitarne lo spostamento per lunghi tragitti stradali, utilizzando il mezzo proprio ovvero i mezzi pubblici.
La recente diffusione di pratiche di smartworking hanno posto in evidenziato i vantaggi in tal senso.
Ora la cosa può essere resa una soluzione stabile, utilizzando servizi come quelli offerti da ww.hubway.space una piattaforma che rende agevole reperire il luogo di lavoro adatto ai propri dipendenti, vicino al loro domicilio e per il tempo strettamente necessario.
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Locale vuoto? – La soluzione: affitto temporaneo
L’emergenza sanitaria legata al COVID19 ha reso evidente che l’affitto temporaneo è una necessità anche per i negozi e l’affitto di spazi commerciali.
Affitto temporaneo: vale anche per i negozi
Il rapporto transitorio è diventato un’esigenza anche per gli affitti commerciali.
La pandemia da Covid-19 ha aumento la volatilità del mercato, con la conseguente necessità da parte dei clienti (conduttori dei locali commerciali) di prendere decisioni strategiche sulla base di dati di mercato aggiornati alla situazione attuale.
Sempre più sono pertanto gli imprenditori che ricorrono agli affitti transitori per durate limitate a poche decine di giorni ovvero pochi mesi.
Affitto temporaneo: che contratto fare
Shoow room, lancio di nuovi prodotti, outlet temporanei hanno la necessità di reperire ed affittare un immobile commerciale per il tempo determinato di cui hanno bisogno.
Ma quale contratto dovrebbe essere applicato?
Secondo l’art.27, c.5, della legge 392/78 le parti, nelle locazioni non abitative, hanno facoltà di determinare la durata del contratto di locazione per un tempo inferiore ai sei anni “qualora l’attività esercitata o da esercitare nell’immobile abbia, per sua natura, carattere transitorio“.
La transitorietà della locazione riguarda la natura stessa dell’attività professionale o commerciale e va dichiarata nel contratto, così come le ragioni che determinano tale transitorietà.
Dal momento che la legge ritiene parte debole il conduttore, la Corte di Cassazione ha chiarito che è il proprietario (locatore) a dover dimostrare la natura transitoria ciò a pena di nullità della previsione contrattuale e di riconduzione del contratto alla durata 6 anni + 6 anni.
Affitto temporaneo: non un contratto di affitto ma di servizi logistici
Il contratto di affitto lega il conduttore allo spazio fisico ottenuto in locazione, così che poi sia il conduttore stesso a dover arredare i locali, attivare le utenze, etc.
Ma se i locali fossero già adeguati a negozio, bar, laboratorio, etc., con arredo, utenze, servizio di pulizie e quant’altro e chi entra deve solo pensare a lavorare, vendere i propri prodotti, incontrare i clienti?
Non si tratterebbe più di contratto di locazione, poiché l’oggetto del contratto non sarebbe il godimento indisturbato di uno spazio fisico, bensì un contratto avente ad oggetto una serie di servizi legati certamente legati ad un determinato spazio fisico ma associato ad altre utilità, per un determinato periodo di tempo.
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Bike to work: al lavoro in bicicletta, un privilegio a portata di tutti
Bike to work ovvero raggiungere ogni mattina il posto di lavoro in bicicletta è forse desiderio di molti lavoratori, ma pochi possono soddisfarlo per l’eccessiva distanza casa-lavoro. Tuttavia una soluzione c’è!
Bike to work: qualità di vita, maggior libertà e più intelligenza
Sono molti i vantaggi della bicicletta.
Come è ben noto, pedalare aiuta la circolazione del sangue, abbassa la pressione, tonifica i muscoli, migliora fiato e coordinazione nei movimenti.
Andare al lavoro in bicicletta aiuta a trovare il benessere, riduce lo stress, rende più felice, perché permette di evitare di rimanere imbottigliati nel traffico o stipati in un mezzo di trasporto pubblico affollato, permette di ascoltate i rumori della città o della natura, superare le automobili incolonnate sentendosi privilegiati, salutare altri ciclisti.
Ci si sente più liberi!
Liberi da code, clacson, ritardi dei treni, gente distratta al cellulare, ricerca spasmodica del parcheggio, dal pensiero dell’auto, etc.
Alcuni studi hanno altresì dimostrato che l’esercizio fisico giornaliero previene il declino cognitivo, migliora l’efficienza della memoria, riduce i deficit di attenzione e in generale migliora le performance del cervello.
Bike to work: risparmio (non solo) di soldi per sé e per la collettività
Alcuni studi hanno calcolato che l’utilizzo quotidiano dell’automobile comporta una spesa di tra i 3.500,00 e i 4.000,00 €uro all’anno per benzina, assicurazione, parcheggi, etc., senza contare il costo di acquisto dell’auto.
Al contrario per una bicicletta la manutenzione annuale può variare da 50 a 70 €uro ogni anno.
A questi minori costi individuali si aggiungono i benefici per la comunità in termini di minor inquinamento delle città, riduzione degli incidenti stradali, minore carico sulla spesa sanitaria nazionale.
Ed il risparmio in termini di tempo?
Chi ogni giorno affronta l’impresa di recarsi al lavoro in auto lo sa bene: ricerca di parcheggio, occasionali lavori in strada, traffico e incidenti sono solo alcune delle cose che immancabilmente rallentano il tragitto casa-lavoro e comportano, secondo gli studi, l’impiego in media di oltre 8 ore alla settimana.
Chi usa la bicicletta evita tutto questo e può utilizzare il tempo per le proprie
esigenze personali.
Bike to work: si può realizzare con smartworking ed ufficio vicino a casa
Certo non tutti, a causa della distanza tra il luogo di propria residenza e il proprio luogo di lavoro, hanno la possibilità di utilizzare quotidianamente la bicicletta.
La soluzione però c’è ed è stata resa evidente durante il periodo in cui le aziende hanno adottato misure per il contenimento della diffusione del Covid-19 ed in particolare le pratiche di smartworking.
Utilizzare in maniera strutturale lo smartworking potrebbe essere la soluzione di molti problemi legati al pendolarismo lavorativo.
Reperire luoghi di lavoro vicini ai luoghi di residenza dei lavoratori permetterebbe loro di raggiungere ogni mattina il luogo di lavoro in tempi brevi e senza stress, usando la bicicletta e godendo dei benefici sopra descritti.
L’offerta di uffici, postazioni di coworking, temporary store e laboratori temporanei è variegata e abbondante ed oggi è raccolta in una piattaforma unica chiamata WWW.hubway.space.
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Smart working semplificato prorogato fino a fine 2021!!
E’ stata prolungata fino a dicembre 2021 la possibilità di svolgere smart working in forma semplificata, grazie al “DECRETO RIAPERTURE”: ecco tutte le novità
Grazie al DECRETO RIAPERTURE, per fronteggiare la situazione COVID, il governo ha prorograto fino a dicembre del 2021 la possibilità di svolgere lavoro in smartworking in forma semplificata; ciò consiste in:
- La possibilità per il datore di lavoro, di poter applicare in base alla normativa vigente, tutte le tutele anche a distanza per il lavoratore subordinato, anche in assenza di un accordo scritto tra le parti.
Tali tutele di salute e sicurezza del lavoratore in smartworking, sono garantite secondo la normativa in vigore per il lavoro agile di cui all’art. 22 della medesima L. n. 81/2017, e i suddetit obblighi possono essere assolti anche in via telematica ricorrendo alla documentazione resa disponibile nel sito internet INAIL; - L’obbligo da parte del datore di lavoro, di inviare al sito del ministero e delle politiche sociali, la lista dei nominativi dei lavoratori in smartworking, e la durata del contratto in cui necessitano di esercitare lo smartworking “agile”
Come comunicare la lista dei lavoratori in smart working agile nel 2021?
Si dovranno comunicare i dati dei lavoratori in smarworking semplificato, compilando la modulistica presente dal MLPS.
Per accedere all’applicazione “SMARTWORKING” è necessario collegarsi al portale Servizi Lavoro al seguente link: https://servizi.lavoro.gov.it.
L’accesso è consentito unicamente con le credenziali SPID (di tipo personale, non aziendali) o CIE (carta d’identità elettronica).
Se sei una azienda, che ha trovato interessante queto contenuto, e sta cercando strutture o uffici privati di smartworking per permettere uno smartworking semplificato per tutto il 2021 ai tuoi dipendenti, fai un viaggio tra le nostre proposte
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